martedì 5 gennaio 2010

La Befana non porta carbon tax



Nicolas Sarkozy non intende arrendersi. La Corte costituzionale francese ha bocciato ieri il disegno di legge voluto dall’Eliseo per introdurre nel paese a partire dal primo gennaio la carbon tax, un’imposta su tutti i consumi energetici che producono emissioni di anidride carbonica. Il presidente in questi giorni è in vacanza in Marocco, ma il segretario di Stato all’Ambiente Chantal Jouanno ha chiarito che Sarkozy è “determinato” a imporre la carbon tax, che rappresenta “uno dei suoi impegni” più importanti. “Rispetterà sicuramente il suo impegno, per lui l’ambiente è una priorità, anche se è difficile e anche se siamo a tre mesi da una scadenza elettorale”, ha sottolineato la Jouanno ricordando che il governo presenterà un nuovo progetto in tal senso il 20 gennaio. Nella sentenza si spiega che la carbon tax “rappresenta una violazione del principio di uguaglianza”, proprio come sostenevano i partiti di opposizione, socialisti in testa, che si erano rivolti alla Corte.
La nuova imposta prevedeva un esborso di 17 euro per ogni tonnellata di CO2 emessa, incidendo sui prezzi dei carburanti per 4 centesimi di euro al litro per la benzina e per 4,5 per il gasolio. Contrari al provvedimento erano anche i Verdi, secondo i quali i giudici hanno confermato che la “carbon tax versione Sarkozy” era “fumo negli occhi”. Il dispositivo del ‘Conseil constitutionnel’ spiega infatti che la norma permette “troppe esenzioni” in contrasto con l’obiettivo dichiarato di contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici.
La Corte aggiunge inoltre che la carbon tax avrebbe lasciato fuori alcuni dei maggiori inquinatori, come le raffinerie, e che “il 93 per cento delle emissioni di Co2 di origine industriale” sarebbero state in pratica non soggette al prelievo.

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