venerdì 22 maggio 2009

Riciclo dei rifiuti = lavoro.

Per lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto dei circa 40 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani prodotti ogni anno in Italia, le norme europee e italiane prescrivono, come priorità, la raccolta separata, differenziata, e il successivo riciclo al fine di recuperare materiali e produrre nuove merci con minore consumo di energia e con minore inquinamento, rispetto ai processi che partono da materie prime nuove. Tanto è vero che le materie recuperate dai rifiuti, come carta straccia, vetro usato, plastica, contenitori di alluminio e metallo, vengono chiamate «materie seconde» per uso industriale.

Purtroppo questa chiusura ecologicamente corretta del ciclo dei rifiuti procede solo lentamente. Da una parte perché fare una corretta raccolta differenziata delle varie materie che finiscono nel sacchetto della immondizia è operazione scomoda e richiede attenzione e un po’ di fatica: purtroppo i materiali misti, messi insieme, non permettono di ottenere le nuove merci riciclate che la raccolta differenziata vorrebbe incentivare: il cammino della raccolta differenziata.

Proviamo a immaginare dove vanno a finire i materiali della raccolta differenziata. La prima stazione del lungo cammino è rappresentata dagli speciali consorzi preposti a ritirare i rifiuti (abbastanza) omogenei. Ce n’è uno che si occupa della carta (Comieco), uno della plastica (Corepla), uno dell’alluminio (Cial), uno dell’acciaio (Cna), uno per il riciclo degli elettrodomestici usati (Ecodom) eccetera.
Questi consorzi pagano ai Comuni e agli enti che organizzano la raccolta differenziata un compenso proporzionale alla quantità di materiale raccolto e alla sua qualità merceologica. Infatti, come esiste una merceologia dei prodotti commerciali (alimenti, bevande, oggetti vari che entrano nelle nostre case) ed è la merceologia tradizionale - una disciplina scientifica che veniva insegnata negli istituti tecnici e in alcune facoltà universitarie e che è stata poi abolita - esiste anche una merceologia dei rifiuti e dei materiali da riciclare.

Infatti i rifiuti della raccolta differenziata vengono venduti ad imprese che li separano in frazioni omogenee e che a loro volta vendono le varie frazioni alle imprese di riciclo vero e proprio. Solo per fare un esempio: la «plastica» ottenuta dalla raccolta differenziata è una miscela complessa di oggetti contenenti varie materie plastiche; un osservatore attento potrà sapere di quale materia plastica è fatta una bottiglia per detersivi o per acqua o un imballaggio, leggendo le sigle che ogni oggetto riporta. Troverà così sigle come PS, polistirolo; PET, polietilen-tereftalato; HDPE e LDPE, polietilene rispettivamente ad alta e a bassa densità (di polietilene sono fatti i sacchetti per la spesa o in cui si mettono i rifiuti); PVC, cloruro di polivinile; PP, polipropilene.
Il consumatore anche ecologicamente motivato mette la sua bottiglia di plastica vuota negli appositi contenitori per i rifiuti di plastica: perché tale bottiglia possa rinascere in un nuovo oggetto della stessa materia plastica la bottiglia usata deve essere pulita, liberata dai residui di contenuto, dai tappi metallici o di altra materia plastica, dalle etichette, separata da oggetti di altre materie plastiche. Simili considerazioni valgono per il riciclo della carta e del cartone, del vetro, degli imballaggi e oggetti metallici, e così via: da un chilo di carta straccia si ottiene una quantità di carta riciclata inferiore a un chilo e la differenza è costituita da altri rifiuti come gli additivi che vengono aggiunti alla carta nel momento della prima fabbricazione.
Inevitabilmente anche dal riciclo dei rifiuti si producono altri rifiuti, sia pure in quantità inferiore e di qualità diversa, rispetto alla raccolta non differenziata, che finiscono in qualche discarica o inceneritore. Per rendere più efficiente il recupero dei materiali presenti nei rifiuti bisogna perciò essere informati su tutto il ciclo di raccolta differenziata sempre nuovi prodotti di cui liberarsi Lo smaltimento e il riciclo delle merci usate si fanno sempre più complicati col cambiamento continuo dei prodotti commerciali: si pensi ai problemi posti ogni anno dallo smaltimento di milioni di telefoni cellulari e computer continuamente ricambiati, si pensi alla massa di televisori che saranno buttati via con la transizione alle trasmissioni digitali, ai milioni di automobili e elettrodomestici destinati alla «rottamazione», pieni di metalli, plastica, vetro, e anche sostanze tossiche.
Fortunatamente ci sono molti siti Internet, come www.metrec.it, che contengono informazioni utili per i singoli consumatori attenti all’ambiente, per i Comuni e per le imprese.
Dimenticavo: oltre alle due merceologie ricordate ce n’è una terza, quella dei materiali riciclati, che si occupa di controllare che nelle nuove merci ottenute dal riciclo dei rifiuti non finiscano sostanze tossiche che potevano essere presenti accidentalmente nei rifiuti destinati al riciclo. Vorrei concludere con una modesta proposta rivolta alle scuole: diffondere le conoscenze di come va fatta una corretta raccolta differenziata, e di come le successive fasi, fino alla resurrezione di nuove merci riciclate, creano occupazione e benessere, fa uscire dalla crisi e giova alla natura.
Si parla di nuove riforme dell’istruzione con aumento delle conoscenze tecnico-scientifiche; spero che aumentino anche gli insegnamenti di merceologia, anche di merceologia dei rifiuti, da cui dipendono i veri progressi nella produzione industriale e nella difesa dell’ambiente.

LaGazzettaDelMezzogiorno.it
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